di Rosaria Amato

Alberto Brambilla
Il Nono Rapporto di Itinerari Previdenziali oggi al Senato. Entro il 2024 rapporto spesa pensionistica/Pil al 12,32% e lavoratori/pensionati all’1,49%. Ma ancora ci sono gli strascichi dei forti anticipi del passato: sono 476.283 gli assegni previdenziali pagati dall’Inps dal 1980 o anche da prima
ROMA – Nel 2020 la tragedia Covid fa risparmiare ai conti dell’Inps 1,1 miliardi di spesa pensionistica. Secondo il nono Rapporto di Itinerari previdenziali, presentato stamane al Senato, fino al 2029 si avrà di conseguenza una spesa minore per 11,9 miliardi. “Il 96,3% dell’eccesso di mortalità registrato nel 2020 – si legge – ha riguardato persone con età uguale o superiore a 65 anni, per la quasi totalità pensionate”.
Considerato anche le adesioni a Quota 100 minori del previsto, l’ampio ricorso agli ammortizzatori sociali speciali durante la pandemia e la recente ripresa dell’occupazione, Itinerari Previdenziali prevede che il rapporto spesa pensionistica/PIL dovrebbe ridursi dal 14,27% del 2020 al 13,19% del 2021, migliorando fino al 12,32% (valore in linea alla media Eurostat) nel 2024.
Il Centro Studi e Ricerche presieduto da Alberto Brambilla, che stamane presenta al Senato il Nono Rapporto sul Sistema Pensionistico Italiano, calcola inoltre che la riduzione dei flussi di pensionamento dal 2022 (per effetto della fine di Quota 100), combinata con la cancellazione di prestazioni a lunga decorrenza, “dovrebbero consentire di ammortizzare le perdite prodotte da Covid-19 nel corso dei prossimi 2 o 3 anni, con una risalita del rapporto attivi/pensionati intorno al valore di 1,49 già nel 2024”, un valore vicino alla quota record di 1,4578 toccata nel 2019. Secondo le proiezioni di Itinerari Previdenziali quindi l’incremento degli attivi e il flusso dei contributi dovrebbero riportare il disavanzo Inps sui 20,8 miliardi, entro il prossimo triennio.
«A oggi il sistema è sostenibile e lo sarà anche tra 15 anni, nel 2035, quando le ultime frange dei baby boomer nati dal Dopoguerra al 1980 si saranno pensionate», assicura Alberto Brambilla. Tuttavia, aggiunge, “perché si mantenga la sostenibilità pensionistica, sarà però indispensabile intervenire su 4 ambiti fondamentali: 1) le età di pensionamento, attualmente tra le più basse d’Europa (62 anni l’età effettiva in Italia contro i 65 della media europea), nonostante un’aspettativa di vita tra le più elevate a livello mondiale; 2) l’invecchiamento attivo dei lavoratori, attraverso misure volte a favorire un’adeguata permanenza sul lavoro delle fasce più senior della popolazione; 3) la prevenzione, intesa come capacità di progettare una vecchiaia in buona salute; 4) le politiche attive del lavoro, da realizzare di pari passo con un’intensificazione della formazione professionale, anche on the job».
“Dobbiamo semplificare il procedimento di selezione del gestore delle risorse finanziarie degli enti, creare tassazione agevolata per gli investimenti nelle PMI italiana, adeguare la tassazione italiana sui rendimenti e sulle prestazioni a quella dei Paesi europei”, ha affermato il senatore del M5S Sergio Puglia , membro Commissione Bicamerale Controllo Enti.
Per approfondire REPUBBLICA.IT – link alla fonte:
https://www.repubblica.it/economia/2022/02/15/news/pensioni-337813509/amp/